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RICADUTE CARTABIA

15/02/2024

PARLIAMONE CHIARO - Parte 2

Di Tania Salvaderi

L’educatrice professionale e pedagogista Tania Salvaderi a "tu per tu” con l’esperta: continua l’intervista all’avvocata Stefania Crema per indagare sulle ricadute pratiche della Riforma Cartabia. Una lettura preziosa per le professioniste e i professionisti coinvolti…

Lettura consigliata a: operatori sociali

 

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Come approfondito nel precedente articolo sulle ricadute pratiche in riferimento al 403c.c, alla figura del curatore e alla presenza che sarà sempre minore die giudici onorari; uno dei principi fondamentali che ha delle ricadute anche sull’operato dell’educatore e dei servizi è la trasparenza degli atti. Dunque, sempre più frequentemente il giudice - unico e togato - convocherà in contestazione tra le parti:

 

  • il genitore A con il legale 
  • il genitore B con il suo legale
  • il curatore speciale
  • il servizio tutela minori 
  • gli altri professionisti coinvolti

 

ESEMPI DI RICADUTE

Vediamo insieme all’avvocata Stefania Crema quali sono, per esempio, le ricadute di questa riforma su un operatore di spazio neutro o su di un educatore che lavora nell’ambito della tutela minori e prevenzione.

 

 

 

Sarà sempre più frequente che i singoli operatori dei singoli servizi siano chiamati dinanzi al giudice, che a rigor di principio non crea grosse difficoltà se non che gli operatori non sono abituati a stare in udienza davanti ad esso, come non sono abituati a ricevere le vessazioni - a volte anche piuttosto accese - degli avvocati, per cui parte un’area auto difensiva degli operatori che però non agevola la comunicazione. 

Credo infatti che un compito di tutti coordinatori e delle cooperative del terzo settore sia quello di agevolare, quindi di preparare gli operatori educativi a tre aspetti fondamentali: la scrittura delle relazioni, la presenza in udienza e la preparazione all’autorità giudiziaria.

 

  1. Scrittura delle relazioni -  Essa deve essere fatta in modo diverso; pensate che addirittura c’è un articolo della normativa Cartabia che indica come devono essere fatte le relazioni, significa che il legislatore ha dato alla relazione un peso decisamente importante. 
  2. Presenza in udienza - L’altro tema fondamentale è proprio come comportarsi in udienza, davanti a giudice ed avvocati; questo è un posizionamento un po’ nuovo per i servizi educativi, che si lega peraltro al punto successivo.
  3. Preparazione all’autorità giudiziaria - il terzo tema è un po’ quello di non dare per scontato ciò che arriverà dall’autorità giudiziaria. Questo momento del procedimento è più aperto alla contestazione e all’interlocuzione da parte degli avvocati, e non è detto che vada sempre un po’ come ce lo immaginiamo.

Dice Stefania Crema.

 

SCRITTURA DELLE RELAZIONI

Facciamo ora un affondo rispetto alla scrittura delle relazioni e a cosa è indicato nella norma.
La riforma Cartabia dà indicazioni, traccia un sentiero che molti di noi avevano già intrapreso.
Il dettato normativo: art. 473 bis 27 secondo comma “… sono tenuti distinti i fatti accertati, le dichiarazioni rese dalle parti e da terzi, e le eventuali valutazioni formulate dagli operatori che, ove avanti oggetto profili di personalità delle parti, devono essere fondate su dati oggettivi, su protocolli riconosciuti dalla comunità scientifica da indicare nella relazione”.

 

In merito a ciò, la Dott.ssa Crema sottolinea: 

 

Quando dobbiamo scrivere una relazione al giudice, le espressioni più comuni sono “non disturbatemi, silenzio il telefono”. Ci si rende conto dell’importanza di quel momento, proprio perché le nostre parole contribuiranno alla decisione del giudice. Dobbiamo diventare confident nel riportare per iscritto tutto il lavoro che quotidianamente facciamo (progettualità, cura, sostegno, accompagnamento, nodi critici e fragilità). Alcuni professionisti già riportavano chiaramente la differenza tra i dati oggettivi, i riportati delle persone, le opinioni e i vissuti delle persone stesse oltre alle interpretazioni e valutazioni professionali. I decreti che vedremo saranno molto più direttivi e precisi, lasceranno meno spazio ad interpretazioni. 

 

Ad esempio: il giudice indica già l’obbligo di organizzare spazio neutro e le modalità; generalmente per i primi due mesi gli incontri avranno cadenza settimanale della durata di un’ora e per i  successivi due mesi della durata di due ore. Se le cose andranno bene, si liberalizzerà una mezza giornata, ma sempre con la presenza dell’operatore. Come già sottolineato quindi, gli operatori che di solito sono abituati a interfacciarsi con l’assistente sociale o lo psicologo del servizio, dovranno interfacciarsi con il curatore speciale, con l’ausiliario del giudice e con altre figure che da un certo punto di vista complessificano la rete. Il rischio è che il Giudice, non conoscendo le famiglie e le diverse dinamiche relative a tempi e spazi, emetta un provvedimento eccessivamente direttivo e con poco margine di azione, andando a formare un quadro d’intervento in cui nessuno può mettere mano. E talvolta i mandati non sono congrui con le realtà che viviamo.

 

Come servizio di spazio neutro, cosa posso fare di fronte ad un decreto simile? 

Sotto un profilo deontologico, professionale e normativo, attivo lo spazio neutro ed, entro i termini richiesti, aggiorno il servizio sociale che poi aggiornerà il tribunale scrivendo molto chiaramente che non è possibile procedere verso una liberalizzazione poiché è prematuro, motivando tale affermazione. Andrò così a scrivere che sia i tempi di adattamento di questa relazione padre-bambina che i tempi di rinarrazione della stessa in modo che sia sostenibile dal minore e dal genitore, non sono maturi ed è ancora necessaria la mediazione e la facilitazione da parte dell’educatore. Come servizio di spazio neutro, di educativa domiciliare o di centri diurni, siamo professionisti attivi e dobbiamo prenderci la responsabilità del lavoro che facciamo quotidianamente, senza aver timore reverenziale né nei confronti dei servizi sociali, né dei giudici, poiché siamo tutti professionisti della cura, ognuno con la propria competenza specifica.

 

La riforma Cartabia impone ai servizi sociali di avere un rapporto diverso con l’autorità: interlocuzione diretta ed immediata, oltre ai consueti aggiornamenti richiesti. Possiamo fare un esempio? - Chiede Tania Salvaderi

Quando un decreto limita la responsabilità genitoriale, diritto garantito dalla costituzione, è fondamentale che il servizio sociale di tutela comunichi nell’immediato con il giudice attraverso un modulo prestampato in cui si trasmette nome, cognome, mail, numero di telefono, orari e giorni di ricevimento dell’assistente sociale che sarà il riferimento per questa famiglia, ed eventualmente la figura dello psicologo se presente. In questo modulo è fondamentale indicare anche un eventuale sostituto al quale il giudice di può riferire in caso di ferie, malattie e assenze dell’assistente sociale di riferimento. Così facendo si risponde ad un’esigenza giuridica importante poiché il giudice, limitando la responsabilità genitoriale, sa chi risponde e quindi chi è efficace, presente ed immediato. Questo trasmette al giudice anche un’attenzione da parte del servizio, la professionalità e la cura che esso mostra nella gestione delle famiglie.

 

I NUOVI TERMINI DEL DECRETO

Un altro aspetto fondamentale è il rispetto dei termini fissati nel del decreto: prescrittivo a decadenza. Se non dovessero essere rispettati i tempi indicati, non sarà più possibile presentare relazioni. Significa che la voce del bambino attraverso il lettore della situazione (ovvero l servizio sociale) non arriva al giudice. Il giudice si trova quindi solo la contestazione delle posizioni da parte dei genitori e degli avvocati, ed eventualmente la memoria del curatore, se nominato e se ha depositato nei tempi, che però non è il tecnico. I servizi sociali non sono sostituibili.

 

A sentenza definitiva con affido di un minore all’ente, la Cartabia prevede una progettualità che può durare al massimo 24 mesi e impone l’obbligo relazionare ogni 6 mesi, rispetto all’andamento del progetto, a quello che si è fatto e a quello che ancora è da fare. Queste relazioni dovranno essere chiare, sintetiche e organizzate secondo il quesito, in base quindi a quello che sta chiedendo il giudice. 

 

L’ASCOLTO DEL MINORE E 3 CONSIGLI PER OPERATORI

Nella riforma Cartabia è previsto che l’ascolto del minore debba essere fatto obbligatoriamente al compimento del 14º anno di età, ma anche prima se il minore è in grado di sostenere l’ascolto ad opera del giudice togato non onorario, per cui avviene uno slittamento sulla parte giuridica. Vista la difficoltà di questo periodo fino a dicembre, è stata prorogata la possibilità dell’ascolto da parte del giudice onorario.

 

Ci sono dei consigli che si sente di dare a noi operatori rispetto a questo aspetto? Possiamo fare qualcosa per preparare il minore? 

Tre cose fondamentali. La prima, è mettersi in rete con il curatore speciale, poiché sarà sempre presente e dunque una figura da poter usare come ponte. La seconda è chiedere di presenziare come mero ausilio materiale, nel senso che non possiamo porre le domande ma possiamo essere li a supportare nel caso pensassimo che possa essere dannoso per il minore. La terza e ultima cosa che dobbiamo fare è assumerci la responsabilità di portare di fronte al giudice un ragazzino che può farcela. Se così non fosse, scrivere, seguendo le indicazioni delle riforma, quali sono le motivazioni che ci hanno portato alle nostre conclusioni.

 

Quali sono invece le ricadute della riforma sul sistema del servizio sociale?

E’ necessario riorganizzare il servizio sociale sulla gestione dei tempi, sui monitoraggi, sulle responsabilità del singolo assistente sociale. E’ un lavoro davvero importante e di sistema sul metodo.

 

Mentre sulle comunità e case rifugio? 

I referenti delle struttura o i responsabili legali potranno essere anche loro nominati come curatori o avere dei poteri di scelta e di delega, per cui potrebbe esserci un potere molto più ampio dato proprio alle case rifugio o alle comunità, ma anche alle famiglie affidatarie. Come già detto in precedenza, i decreti saranno sempre molto più precisi e puntuali. 

Facciamo un esempio: il giudice affida il minore al servizio sociale, ma affida al referente legale della comunità le scelte scolastiche per il minore, mentre alla neuropsichiatria affida le scelte sanitarie, per cui ci sarà una complessità in più da tenere presente. È fondamentale lavorare in rete, è diventato sempre più necessario, quasi obbligato.

 

C’è qualcos’altro che vuole aggiungere?

Sicuramente la riforma Cartabia è molto complessa ed è quindi importante offrire la possibilità di un accompagnamento giuridico e procedurale agli operatori della tutela, per raccontare quelle che sono le ricadute pratiche nel lavoro quotidiano. E questa intervista è sicuramente un buon inizio…buon lavoro!

 

 

GLI APPUNTI DELL’ESPLORATORIO

Ricadute Cartabia: parliamone chiaro – Parte 1

CTU e Curatore Speciale: chi sono queste figure

 

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