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PEDAGOGIA DELL’ACCOGLIENZA

15/11/2023

DA 50 ANNI, A 3 GIORNI

di Paola Denti

In questo articolo Paola Denti approfondisce il trinomio “inserimento-ambientamento-accoglienza” nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, prendendo in analisi l’evoluzione avvenuta dagli anni ’70 ad oggi, con importanti svolte e fasi di coinvolgimento di famiglie, bambini ed educatori. Concluderemo con un’esclusiva intervista alla dottoressa Consuelo Buonsante…

Lettura consigliata a: educatori, insegnanti di nido e scuola dell’infanzia

 

 

ETIMOLOGIA E DEFINIZIONE

Partiamo dall’idea che non possiamo considerare il periodo dell’ambientamento con una struttura rigida. Per questo è importante costruire percorsi di ambientamento che siano flessibili e in grado di rispondere alle diversità dei bambini e delle famiglie.

 

Proviamo a soffermarci sulle parole che usiamo: avrete notato infatti che parlo di ambientamento e non di inserimento.

 

AMBIENTAMENTO - Il termine si rifà maggiormente a un’idea di inclusione, di qualcosa in un ambiente nuovo attraverso la mediazione e “in una prospettiva di accoglienza e di protagonismo attivo del bambino, costruttore e attore della propria esperienza”.

 

INSERIMENTO - Questo termine, invece, richiama l’idea “di includere qualcosa di nuovo in un ambiente, curando il suo adattamento, la sua armonizzazione a un sistema preesistente, grazie alla mediazione delle figure adulte” .

ACCOGLIENZA - Questa parola “evoca l’atto di accogliere qualcuno in un contesto o ambiente facendo spazio”.

In questi termini denominiamo il periodo di accompagnamento di famiglie e i loro bambini che si approcciano per la prima volta ad un servizio come nido o scusa dell’infanzia, che prevede una fase di ambientamento. Mentre l’accoglienza è in generale sempre presente, partendo dal presupposto che consideriamo le scuole come istituzioni aperte, in cui i genitori possono entrare e non obbligati a “restare sulla soglia”.

Si tratta sicuramente di un periodo molto delicato e per alcuni bambini è il primo vero momento di distacco dalle figure di attaccamento primarie, in cui si cominciano ad instaurare relazioni di fiducia tra figure genitoriali ed educatrici o insegnanti.

 

L’EVOLUZIONE DI UN APPROCCIO DAGLI ANNI ’70 A OGGI

Riprendendo un la tematica dell’esplorazione, già approfondita in altri articoli, come TITOLO ARTICOLO, oppure TITOLO ARTICOLO scritto a 4 mani con l’atelierista Francesca Tassano, proviamo a metterci in un’ottica di ricerca: a quando risalgono le prime attenzioni sulla tematica dell’accoglienza nei servizi 0-6? 

Possiamo già trovare degli esordi nel 1971, all’interno della legge istitutiva del nido: la preoccupazione maggiore in quel caso, era quella di aiutare le madri ad abituarsi a lasciare i propri bambini con figure esterne all’ambiente famigliare. In questo periodo le mamme erano in un certo senso costrette a portare i bambini al nido per esigenze legate alla sfera lavorativa.  In questo momento storico, il dibattito pubblico non poneva attenzione all’infanzia intesa come “fase paradigmatica per il successo formativo dell’individuo”.  In quegli anni, quando si parlava di ambientamento, non veniva prevista la presenza di una figura di riferimento che potesse restare all’interno della struttura con i bambini. Fondamentalmente, l’idea di base era dettata dalla convinzione che prima o poi i bambini si sarebbero abituati… e così succedeva. 

C’era anche una certa fretta di terminare il prima possibile la fase di ambientamento, perché così facendo, le madri potevano rientrare al più presto al loro posto di lavoro. Si era anche maggiormente preoccupati a contenere il malessere dei bambini e i momenti di dubbio dei genitori legati alla scelta intrapresa. 

 

IL NIDO: UN BENE O UN MALE?

Il dibattito che si aprirà successivamente a questo periodo storico, invece, sarà incentrato su una domanda specifica e diretta: “Il nido fa bene o male?”. Ecco che si va creando quella “pedagogia del nido” che ancora è presente oggi.  A partire dagli anni ’80, si passa all’intricata ideologia che il nido possa fare male ai benefici che esso stesso porta.  Oggi il nido viene anche scelto per la sua importanza dal punto di vista educativo e pedagogico perché considerato un passaggio importante per evitare la dispersione scolastica durante la crescita, e non solo. Nidi e scuole dell’infanzia che si pongono in approccio accogliente, incentivano le relazioni sociali e l’apprendimento, favoriscono la promozione del pieno sviluppo del potenziale di ciascuno, promuovono il benessere e la partecipazione democratica delle famiglie. La sola accoglienza, se ci pensate, contribuisce al raggiungimento, sin dai primi anni di vita, degli obiettivi dell’Agenda 2030: contrasto alla povertà, inclusione, riduzione delle disuguaglianze

 

UNA NUOVA VISIONE

Si viene a creare così una nuova visione delle strutture che, insieme alle famiglie, creano un sistema che permette il miglior ambientamento possibile per i bambini. 

Continuando la nostra ricerca, una domanda sorge spontanea: quando inizia l’accoglienza delle famiglie? Quando i bambini entrano nel luogo fisico, o persino prima? Secondo il nostro sguardo, questo delicato passaggio inizia molto tempo prima. 

FASE DI PREAMBIENTAMENTO - Pensate ad una giornata importante come l’open day: il primo incontro che le famiglie dei nuovi iscritti hanno per incontrare la scuola, ovvero il primissimo approccio delle famiglie verso la struttura. Possiamo chiamare questa fase “preambientamento”. Una fase in cui ai genitori - massimi conoscitori del loro bambino - viene chiesto di condividere, in un tempo dedicato, i pensieri relativi all’ambientamento. 

FASE DI AFFIDAMENTO - Si arriva poi all’ingresso nel servizio delle famiglie e dei loro bambini. Il vero e proprio inizio di un percorso che si svilupperà nel tempo e che per questo prevede la nascita di diversi momenti.

Si viene a creare così un ambientamento di tipo partecipato, modulato in base ai bisogni dei bambini e delle famiglie, ponendo educatori e genitori in una postura di ascolto. 

 

Per completare questo breve quadro relativo alla tematica dell’ambientamento nei Servizi 0-6, vorrei proporre un’intervista alla dott.ssa Consuelo Buonsante, educatrice e coordinatrice del nido Peter Pan e della scuola dell’Infanzia Robirò, entrambe gestite dalla Cooperativa Sociale Il Mosaico Servizi.

 

 

L’AMBIENTAMENTO IN 3 GIORNI

Intervista di Paola Denti a Consuelo Buonsante, educatrice e coordinatrice del nido Peter Pan e della scuola dell’Infanzia Robirò, entrambe gestite dalla Cooperativa Sociale Il Mosaico Servizi.

 

Come si svolge l’ambientamento al Nido Peter Pan?

Da un paio di anni abbiamo deciso di usare l’ambientamento in 3 giorni, un tipo di approccio che prevede la presenza della figura di riferimento del bambino - ad esempio il genitore, una nonna o una zio molto presente - per tre giorni consecutivi. Si inizia dal lunedì, quindi fino al mercoledì, dalle 9.30 alle 15.30 resteranno per tutto il tempo in struttura e sperimenteranno la routine di ognuna di queste giornate. Sono tre giorni di osservazione reciproca, in cui noi conosciamo la famiglia e viceversa; inoltre le figura di riferimento hanno la possibilità di “toccare con mano” la realtà che il loro bambino vivrà ogni giorno. Poi, arriva il giovedì, il primo giorno di distacco, mentre venerdì il secondo. In questa delicata fase, però, si richiede flessibilità ai genitori, qualora possano, per andare incontro ai bisogni dei bambini che potrebbero emergere. E’ una valutazione che viene fatta di volta in volta, ponendo centralità ad ogni nucleo famigliare di ogni bambino: abbiamo tutte e tutti bisogni differenti e la filosofia del Mosaico Servizi è proprio quella di costruire percorsi su misura, per ciascuno!

 

Prima di utilizzare questo nuovo approccio, come si svolgeva il momento dell’ambientamento? Quali sono le differenze tra l’approccio che avevate prima e l’ambientamento in 3 giorni che state adottando negli ultimi due anni?

Le colleghe raccontano che l’ambientamento richiedeva più tempo, i bambini passavano solamente un paio d’ore con il genitore… non era proprio una full immersion, insomma!Nell’ambientamento in 3 giorni l’impegno è maggiore, soprattutto per i genitori, ma sicuramente è più efficace in quanto emerge una dimensione di trasparenza: queste siamo noi, questo è il nido e questo è il nostro approccio.

 

L’aspetto positivo di avere in struttura la figura di riferimento è che può avere un assaggio delle giornate al nido in soli 3 giorni. Quella che invece possiamo leggere come criticità è che la presenza di un genitore, per i bambini che invece sono già ambientati, risulta difficile. Quale percorso di formazione avete seguito per arrivare a sperimentare questo tipo di approccio?

Diciamo che non vi è uno standard o una regola. E’ un approccio di sperimentazione che può essere modulato in base alle esigenze del servizio. Alcune educatrici hanno seguito formazioni di Percorsi Formativi 06, proprio inerenti all’a tematica dell’ambientamento in 3 giorni. Queste formazioni sono state utili, soprattutto per la condivisione di prassi ed esperienze da parte di altri nidi, valide in quei contesti. L’obiettivo è stato trovare spunti per organizzare al meglio il momento dell’ambientamento nel nostro nido in particolare. Successivamente abbiamo condiviso l’approccio con le altre colleghe e ci siamo trovate d’accordo sul creare un ambientamento di questo genere.

 

Quali sono secondo te le caratteristiche più importanti dell’ambientamento?

Partiamo da tre valori fondamentali: accoglienza, ascolto e relazione.

Accoglienza: intesa non solo per i più piccoli, ma anche nei confronti della famiglia. Anzi, soprattutto di essa, in quanto gli adulti trovano più difficoltà ad aprirsi in alcune situazioni, senza incappare nel pregiudizio. Chi si approccia la nido lo fa principalmente per esigenze lavorative, non è sempre una scelta educativa e pedagogica. Dunque, alcuni genitori si trovano un po’ costretti a fare questo tipo di scelta, arrivando, magari, con un bagaglio di pregiudizi. Tutto questo è comprensibile, visto che ancora non sanno delle bellissime attività che li aspettano!

Ascolto: inteso come l’apertura e comprensione dei bisogni dei più piccoli, partendo dal presupposto che ogni bambino è differente e quindi necessita di una risposta differente. 

Relazione: perché nel momento dell’ambientamento vengono gettati i primi semi per una relazione che si possa basare sulla fiducia, un processo che si innescherà nel tempo. E poi, non dimentichiamo che durante l’ambientamento… tutto è possibile!

 

Ci hai fornito davvero molti spunti e fatto un po’ di chiarezza su questa metodologia, vorresti aggiungere altro?

Si, in effetti una cosa la vorrei aggiungere: dopo il periodo dei tre giorni, è molto bello, dopo il primo distacco, trovare un momento dedicato alle figure di riferimento che hanno vissuto l’esperienza. Tante famiglie in questi due anni di approccio ci hanno ringraziato per aver posto questa attenzione, proprio perché è stata data loro la possibilità di condividere il vissuto.

 

Al termine di questa nostra breve ricerca, possiamo affermare che non esiste una ricetta che vada bene per tutti, ma che l’ambientamento è un periodo che va co-costruito in corso d’opera, insieme a educatrici e famiglie. Ancora una volta, il concetto vincente è fare rete!

 

GLI APPUNTI DELL’ESPLORATORIO

LETTURE DI APPROFONDIMENTO E BIBLIOGRAFIA

“Accogliere i bambini. Le culture dell’ambientamento nei servizi 0-6” - Bove (2022)

“Capirsi non è ovvio. Dialogo tra insegnanti e genitori in contesti educativi interculturali” - Bove (2021)

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