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Mindful eating: prova questo esercizio

15/01/2022

Di Simone Bracchi

In questo articolo Simone Bracchi ci introduce all’argomento mindful eating attraverso un semplice esercizio, una bellissima riflessione e qualche piccolo consiglio salva-crisi...

Lettura consigliata a: genitori

 

 

 

Se è vero che non si soffre sempre nello stesso modo, ma che dipende dall’epoca in cui siamo, allora forse è importante e necessario chiederci quale epoca stiamo vivendo oggi.  Sono ormai alcuni anni che viviamo con nuovi ritmi, regole e divieti a causa della pandemia che ci ha duramente colpiti. Inevitabilmente ci siamo trovati a gestire un vortice di emozioni in molti casi difficili da comprendere, esprimere o arginare. Proprio durante il lockdown, e con la successiva divisione nelle zone “multicolore” con le specifiche restrizioni, sono aumentati gli esordi di difficoltà con il cibo e l’atto alimentare aggravando quelli già esistenti e coinvolgendo sempre un maggior numero di bambini e ragazzi, oltre che di adulti.

Alimentazione ed emozioni sono strettamente connessi e in questo momento storico in cui sono significativamente aumentate le fatiche, originate o accentuate dall’emergenza sanitaria, può accadere di incontrare difficoltà con il cibo o durante i pasti, sia per gli adulti che per i bambini. Sono diversi infatti i genitori che riportano di essere preoccupati per delle alterazioni dell’alimentazione o delle abitudini alimentari proprie, o dei figli. Spesso capita che, quando si vivono periodi di stress emotivo particolarmente intenso, il cibo diventi l’oggetto principale per esprimere quello che si sta sperimentando. Spesso, le emozioni e le sensazioni provate sono paura, ansia, rabbia, talvolta panico ma anche frustrazione e noia. Questi vissuti emotivi, che definirei un po’ difficili da digerire, possono innescare quei meccanismi di continua richiesta di cibo o, dall’altro verso, di rifiuto. Questo perché il cibo spesso viene utilizzato per placare ciò che si sta sentendo e che non fa stare così comodi o a proprio agio.

Ogni essere umano, fin dalla nascita, fa esperienza del cibo e del nutrirsi non solo come atto fisiologico ma anche come atto affettivo e relazionale. Il neonato, allattato al seno o al biberon, si nutre non solo del latte che gli viene dato, ma anche di tutte quelle componenti emotive che, chi si prende cura di lui, è in grado di trasmettere durante l’allattamento. Lo sguardo, il corpo, la voce, il calore del corpo sono solo alcuni degli stimoli emotigeni che il piccolo riceve e scambia con l’adulto. In questa esperienza “cuore-a-cuore” è possibile entrare in contatto con la dimensione del desiderio dell’Altro.

Si può comprendere quindi come tutto ciò che ruota attorno al cibo e all’alimentazione sia, da subito, inevitabilmente intrinseco di sensazioni, relazionalità e vissuti emotivi. Questo fa sì che il cibo e l’atto alimentare possano essere degli strumenti potenti nelle mani dei più piccoli per potersi esprimere, soprattutto quando la tappa del linguaggio non è ancora stata raggiunta; inviando così dei “messaggi” ai caregiver. Può capitare che i bambini, fin dalla tenera età, mostrino delle alterazioni in ambito alimentare che possono ripercuotersi non solo su cosa mangiano ma anche rispetto a come lo fanno. Accettare o rifiutare il latte per i neonati, o il cibo per i più grandi, contiene in realtà un messaggio molto più ampio e profondo che nasconde disagi, dubbi e paure che in quel momento il piccolo sta sperimentando e che necessitano di un attento ascolto da parte dell’adulto. E’ possibile incontrare bambini che non mangiano o, dall’altro verso, che mangiano troppo; bambini che mangiano cibi solo di un certo tipo, colore o consistenza, bambini che non masticano, oppure che divorano tutto in un solo boccone.

 

 

Ognuno di questi segnali porta con sé una domanda d’amore, che contiene il desiderio di sentirsi desiderati, visti e accolti nella propria unicità: essere pensati e riconosciuti come soggetti. Quando però si fatica a capire ciò che accade fuori-di-noi può essere ancora più difficile comprendere ciò che sta accadendo dentro-di-noi.

Con piccoli esercizi e attività è possibile aiutare il nostro corpo e la nostra mente a ritrovare l’equilibrio. Si può ricorrere ad attività nelle quali si porta l’attenzione su di sé, su ciò che si sta provando, sentendo e pensando, a livello della mente, della pancia e del corpo. Sono tutte attività che derivano da pratiche di mindfulness, training autogeno, meditazione e yoga.”

A tal proposito, qui sotto vi propongo un esercizio di pratica di consapevolezza sull’argomento, adatto a tutti, grandi e piccoli.

 

ESERCIZIO: NUTRI IL CORPO, IL CUORE E LA MENTE!

  1. Scegli un piccolo frutto (per comodità ti consiglio una fragola, un’albicocca, un lampone o un mirtillo)
     
  2. Siediti in una posizione comoda e poni il frutto davanti a te in un piatto
     
  3. Porta l’attenzione al momento presente ed entra in contatto con il tuo senso di fame
     
  4. Utilizza tutti e cinque i sensi per assaporare il frutto che ti trovi di fronte:
  • VISTA: osserva il colore, le sfumature, le forme
  • OLFATTO: senti i profumi e gli aromi che emana
  • TATTO: percepisci la consistenza, la texture della buccia
  • UDITO: focalizzati sui suoni e sui rumori mentre mastichi e mangi l’alimento
  • GUSTO: soffermati attentamente sui sapori e i gusti che sprigiona ciò che hai in bocca
  1. Concentrati sulle sensazioni percettive che ti arrivano in ogni punto e sull’effetto che hanno su di te, sulla tua mente e sul tuo corpo
     
  2. Porta l’attenzione su ogni boccone ogni volta che sei a tavola e fa sì che ogni pasto sia un momento per praticare la consapevolezza!

 

 

 

Simone Bracchi

Psicologo e psicoterapeuta. Dopo essersi specializzato in disordini del comportamento alimentare in età evolutiva si è dedicato all’attività clinica ed educativa occupandosi e coordinando servizi educativi dell’area prevenzione e tutela minori del Mosaico Servizi. Attualmente, oltre a continuare tale incarico, svolge progetti di sensibilizzazione e informazione nelle scuole per studenti e insegnanti (bullismo, cyberbullismo, discriminazioni) ed è formatore all’interno dei corsi istituiti per i volontari del servizio civile nazionale; si è occupato inoltre di psicologia del lavoro e delle organizzazioni svolgendo attività clinica e di ricerca presso L’UOSD di psicologia clinica e del lavoro dell’ASST di Lodi.

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